Un
film di Stefen Fangmeier. Con Edward Speleers, Jeremy Irons,
Sienna Guillory, Robert Carlyle, John Malkovich, Djimon
Hounson, Garrett Hedlund. Genere Fantastico, colore, 104
minuti. Produzione USA 2006.
Una favola magica, un fantasy restituito alla propria
dimensione di sogno, una terra lontana dove un tempo - draghi
e cavalieri - combattevano insieme contro le oscure forze
del male che governavano la terra di Alagaësia. Nella
mitologia di Eragon fa capolino la magia, guidata da simbolismi
più o meno appariscenti, nel tentativo di conferire
a draghi e cavalieri la forza della pace e della prosperità.
Fino all'arrivo del temutissimo Galbatorix, quando le forze
del bene furono sterminate per permettere al tiranno di
accorpare a sé tutto il potere. Toccherà a
un giovane e inesperto contadino di nome Eragon, molti anni
dopo, riportare in auge i vecchi tempi, con lo schiudersi
di un uovo di zaffiro che gli rivelerà il suo destino:
un drago di nome Saphira, lanciato in volo per salvare il
popolo dalla tirannia.
Eragon - il film - è lontano anni luce dalle atmosfere
magiche del libro che ha saputo conquistare in brevissimo
tempo una folta schiera di lettori che ne hanno lodato le
gesta. Immaturo dal punto di vista scenografico, lento e
borioso nell'intreccio, appesantito da un'onnipresente colonna
sonora. A nulla può un cast d'eccezione, a partire
dal brillante Jeremy Irons nel ruolo di Brom, mentore di
Eragon, forse troppo teatrale, come fosse ancora ingabbiato
nel ruolo che, tempo fa, lo vide fra i protagonisti di uno
Shakespeare riadattato al grande schermo. O ancora Robert
Carlyle, il cattivissimo antagonista – più
macchietta che altro – che uccide i propri scagnozzi
con la sola imposizione delle dita. Goffo e poco accattivante
anche l'esordiente Ed Speelers, protagonista quasi involontario
di un fantasy che ammicca, come da copione, ai capolavori
del genere: da La storia infinita di Wolfgang Petersen,
a una citazione di dubbio gusto tratta addirittura da Blade
Runner (forse sovraccaricata volutamente in fase di doppiaggio).
Mentre si consuma, pian piano, l'empatico rapporto fra Eragon
e il suo drago, attratti da un magico potere che permette
di leggersi vicendevolmente nel pensiero, scorrono via i
minuti in attesa dell'epilogo finale e di un sequel già
scritto. Se gli effetti speciali puntano tutto sulla tenerissima
fisionomia del drago, ricostruito digitalmente con movenze
più che umane, Eragon non brilla certo né
in originalità, né in azione e in divertimento,
scontentando gli adulti per un genere senza più fantasia,
e i ragazzi per l'eccessiva ampollosità dei dialoghi
e la dose di violenza di cui si permea tutto il film. Un
film consigliato a palati non troppo raffinati.